Una profezia incombe sui signori della provincia italiana di Otranto: quando il legittimo proprietario di Otranto fosse diventato abbastanza grande, sarebbe dovuto rientrare in possesso del suo castello e la famiglia usurpatrice avrebbe dovuto abbandonarlo. L’attuale signore di Otranto, Manfredo, teme questo momento e fa di tutto per scongiurarlo, ma un uomo non può nulla contro un potere più grande. Così il figlio primogenito Corrado, proprio all’alba delle sue nozze con Isabella, figlia del marchese di Vicenza, è vittima di un misterioso incidente: rimane schiacciato da un gigantesco elmo. Manfredo teme che questo possa essere l’inizio dell’avverarsi della profezia. Per scongiurare l’imminente rovina tenta allora di sposare lui stesso Isabella, ma questa riesce a scappare grazie all’aiuto di un misterioso giovane che nessuno ha mai visto. Seguiranno una serie di disgrazie, scoperte, misteri e avventure che vedranno come protagonisti una serie di personaggi combattuti e infelici, tra cui la moglie di Manfredo, depressa per l’amore non corrisposto del marito; la figlia Matilda, combattuta e confusa; Girolamo, un prete che nasconde un passato intrigante; e i servi ignoranti del castello. A parte queste caratteristiche generali però i personaggi non sono dotati di una grande profondità psicologica.
Questo romanzo di Walpole è considerato l’iniziatore del genere gotico con la sua ambientazione cupa e tetra, tra sotterranei bui e umidi ed elementi soprannaturali.
La vicenda si svolge in un paio di giorni e la narrazione risulta essere piuttosto lenta nella prima parte, ma il ritmo diventa più incalzante nella seconda parte quando gli eventi cominciano a tendere verso la conclusione, in cui un paio di colpi di scena spiazzeranno il lettore.
Purtroppo leggendo questo libro non sono riuscita a entrare totalmente nella storia e a sentirmi parte di essa, per colpa del linguaggio un po’ antiquato o dello stile distaccato. In ogni caso non mi sono sentita trasportata nell’antica provincia di Otranto, non mi sono affezionata ai personaggi né alle loro sorti.
Erica Conti